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venerdì 11 ottobre 2013

Mushotoku

Se non pensiamo che al solo risultato, che al frutto, con la nostra coscienza personale, non possiamo concentrarci né lasciar manifestare pienamente la nostra energia. Se si produce solamente lo sforzo, allora, il più grande frutto apparirà inconsciamente, naturalmente." 
(Taisen Deshimaru Roshi)

Nelle Arti Marziali è la stessa cosa: studiando una tecnica, infatti, è indispensabile concentrarsi esattamente ed esclusivamente sul qui ed ora, sulla tecnica (waza), e non sul fatto di dover soggiogare il nostro compagno ad ogni costo. Colpire o atterrare il nostro compagno è una conseguenza della tecnica, e non lo scopo. Lo scopo della tecnica è la tecnica stessa. Infatti, se nell'eseguire una qualsiasi tecnica si ha come obiettivo primario quello di vincere il nostro compagno, inevitabilmente non si è concentrati sui punti fondamentali della tecnica; viceversa, ponendo l'attenzione solo sulla tecnica, colpirlo o atterrarlo non sarà che una naturale conseguenza. Quindi, praticando lʼArte Marziale, l'atteggiamento mentale da assumere è quello che nello zen è detto mushotoku, cioè “lo spirito del non profitto”: liberarsi dal passato (paura del fallimento) e dal futuro (attaccamento al risultato) e vivere pienamente, qui ed ora, il presente. Attraverso la pratica mushotoku, a poco a poco, si impara a non perdere di vista il presente e a porre la massima attenzione ad ogni piccolo gesto, assaporando il gusto di quello che si sta facendo. Una delle debolezze della nostra cultura è il "fare per...": qualsiasi cosa noi facciamo, la facciamo per un motivo, per uno scopo. In questo modo, però, capita spesso di perdere di vista quello che stiamo facendo, protèsi come siamo verso il traguardo finale, verso il risultato. Se, alla fine, questo risultato non dovesse, per i più disparati motivi, arrivare, nascono inevitabili frustrazioni. Modificare questo atteggiamento mentale non è sicuramente facile, ma è assolutamente necessario per praticare la propria Arte Marziale in modo vero. Ed ecco che, allora, la pratica assume tutto un altro significato rispetto alle concezioni abituali, lontano dal "fare per...": non si fa per vincere qualche medaglia o per imparare a difendersi, ma solo per il gusto di fare dellʼArte, così, senza scopo.
Fonti: Kenshinkan.it

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