Sembrerebbe la cosa più
facile del mondo: tu se lì, sul tatami, fai la tua tecnica e poi
aspetti. Ma non come se aspettassi l'autobus e pensassi a tutt'altro,
che so, alla lista della spesa, a chiamare il commercialista o
controllare facebook. No no, aspetti attivamente. Attento. Come un
animale della savana, di quelli che si vedono nei documentari.
Facile. A dirsi. A farsi è tutto un altro paio di maniche. Perché
non capita mai, o quasi mai. E quando capita è per caso, o perché
il Maestro ti costringe a farlo. Ma non viene naturale, per niente.
Almeno alla maggior parte di noi. A me sicuramente no. Infatti me ne
accorgo, ma sempre con un attimo di ritardo, quando il momento è
passato e torno a ripetere la tecnica o quella successiva. Perché
sono preso a ricordare i passi da fare, dove mettere i piedi, le
mani, la sequenza dei kata e via discorrendo. E quindi perdo
l'attimo. Lo Zanshin, l'attenzione. Quell'attenzione che è il
fondamento dal quale partire per dare alla pratica un senso compiuto
che non sia solo il ripetere più o meno bene una serie di tecniche.
Allora niente scuse, l'unica cosa da fare è praticare lo Zanshin sempre, anche
quando lavo i piatti. Sembra facile...
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